5 novembre 2009
CLEVELAND (OHIO-U.S.A.) - ARRESTATO SERIAL KILLER, RECUPERATI 11 CADAVERI NELLA CASA DEGLI ORRORI.
Anthony Sowell, 50 anni, è stato arrestato mercoledi scorso dalla polizia con l'accusa di aver assassinato 11 donne. Il numero dei cadaveri ritrovati sale man mano che gli investigatori scavano nel giardino della sua casa di Cleveland, tanto che ieri le autorità hanno dichiarato di estendere le ricerche anche nei dintorni poichè sarebbe un errore investigativo ritenere che Sowell si sia limitato alla sua casa per occultare i cadaveri. L'ultimo macabro ritrovamento è stato un teschio, avvolto nella carta e riposto in un secchio sul retro della casa. Nel frattempo Sowell, difeso da un avvocato pubblico, è comparso per l'udienza preliminare davanti al giudice Ronald Adrine, che gli ha negato la cauzione. Da quando sono cominciati gli scavi e le ricerche nella casa degli orrori, una piccola folla dei familiari delle vittime e di altre donne scomparse si è radunata in un presidio stabile davanti all'abitazione di Sowell. Intanto salgono le proteste dei vicini che, secondo il Times online, più volte in passato avevano avvisato le autorità di uno sgradevole odore proveniente da quella casa, ma nessuno era intervenuto. Lo rabbia dei concittadini è anche aumentata dal fatto che Sowell era già stato in carcere per aver commesso 3 stupri, ed era uscito nel 2005 dal carcere dopo una detenzione di 15 anni. Al momento Sowell è accusato di 5 omicidi aggravati, stupro e sequestro di persona. Tutte le vittime erano giovani donne afro-americane e tutte sono morte per strangolamento e non è ancora stato stabilito da quanto tempo i singoli cadaveri fossero sepolti.
ECCO LE FOTO DELLA CASA:
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12 novembre 2009
WASHINGTON (U.S.A.) - GIUSTIZIATO IL CECCHINO CHE FREDDO' 10 PERSONE SCELTE A CASO
John Allen Mohammed, il cecchino di Washington, è stato giustiziato con un'iniezione letale nel penitenziario di Jarret, Virginia. Responsabile dell'omicidio di 10 persone, il killer è andato in silenzio incontro alla morte rinunciando al diritto di dire qualcosa. Testimoni dell'esecuzione diversi familiari delle sue vittime, colpite a tradimento mentre si recavano al lavoro, erano dal benzinaio o entravano in un locale. Persone scelte a caso e poi freddate con un fucile di precisione. Una caccia folle che dal 2 al 24 ottobre 2002 getta nel panico una vasta area attorno alla capitale americana. Uccisioni eseguite da Mohammed con il complice Lee Boyd Malvo, condannato all'ergastolo.
Alle 20.58 di martedì sera, Mohammed è entrato nella camera della morte tenendo la testa chinata. Indossa una camicia e un paio di jeans, ai piedi le ciabatte di plastica. Protetti da un vetro seguono le sue mosse 27 testimoni, divisi in due stanze: sono i parenti delle vittime, tre giornalisti e un buon numero di poliziotti.
Alle 9.06 inizia l'esecuzione: gli iniettano un sedativo. Alle 9.07 impallidisce, il respiro diventa difficile. Alle 9.08 perde i sensi. Alle 9.11 è dichiarato morto, “senza complicazioni”.
Il killer modifica la sua auto in modo da poter sparare dal baule e poi parte per la sua “campagna” insieme all'allora minorenne Malvo. Agiscono in Virginia, nella Montgomery County (nord ovest di Washington) e in altre località del Maryland. Si appostano sulla vettura, poi è Mohammed ad aprire il fuoco su chi capita e dove capita. I morti saranno 10, sedici i feriti. Veterano della prima guerra del Golfo, vicino alle posizioni dei musulmani neri estremisti di Farrakhan, Mohammed è in pessimi rapporti con la ex moglie a causa della custodia dei figli.
vedi anche news di maggio 2006 |
23 novembre 2009
LOS ANGELES (U.S.A.) - 41ENNE AMERICANO SCOPRE DI ESSERE IL FIGLIO DI CHARLES MANSON Qualche commentatore di dubbia sensibilità l’ha già definito «il figlio del diavolo». Chissà quante volte Matthew Roberts, dj di Los Angeles, avrà pensato che probabilmente era meglio non sapere la verità. Dopo anni di mistero, il quarantunenne ha scoperto che il suo padre biologico è Charles Manson, il sanguinario serial killer a capo della setta satanica «The Family» che nel 1969 sterminò nove persone a Los Angeles, tra cui Sharon Tate, la moglie di Roman Polanski. All'età di 10 anni Matthew, che è cresciuto in una famiglia di Rockford, nell'Illinois, seppe da una delle sue sorelle, che era stato adottato quando era appena nato. Dodici anni fa il quarantunenne ha deciso di mettersi a cercare i suoi genitori biologici. Matthews si è rivolto a un'agenzia di servizi sociali e subito è riuscito a trovare sua madre Terry. Quest'ultima, che vive nel Wisconsin, gli ha confessato che quando nacque gli diede il nome di Lawrence Alexander. In un primo momento però non ha voluto dirgli chi era suo padre. Poi, dopo una seria di lettere imploranti inviate da Matthew, ha vuotato il sacco. «È stato come scoprire che Adolf Hitler è tuo padre» ha confessato al tabloid britannico Sun il quarantunenne. Terry ha raccontato come andarono le cose in quella lontana stagione del 1967. Lei era completamente soggiogata dalla personalità del musicista e, dopo essere stata sedotta, decise di fuggire con lui in una comunità hippie. Terry e lo squilibrato Charles finirono a San Francisco, in tempo per la leggendaria «Summer of Love» e una notte, durante un'orgia in cui i partecipanti consumarono tanta droga, Terry fu violentata da Manson. La ragazza decise di abbandonare il musicista e tornò dai genitori. Dopo nove mesi diede alla luce Matthew. La somiglianza in effetti è evidente. Matthew ha gli stessi occhi e un naso molto simile al serial killer. Inoltre il quarantunenne ha ereditato dal padre la passione per la musica e la poesia. La sua più grande paura è che nel corso degli anni la follia di cui è vittima Manson possa contagiarlo: «So di non essere matto, ma so anche di aver ereditato una parte di questa follia. Ciò è sconvolgente e spaventoso». Nonostante provi disgusto e orrore per le gesta del padre biologico, Matthew si è messo in contatto con Manson e gli ha inviato la sua prima lettera 7 anni fa. Da allora Manson gli ha scritto 10 lettere e spedito diverse cartoline, tutte firmate con la svastica nazista. Manson ha confermato la storia di Terry . In una lettera Manson ha scritto al figlio biologico: «La verità è la verità, la verità fa male». Matthew, che non esclude la possibilità di incontrare un giorno il serial killer, conclude: «Questa è la cosa più difficile di tutte. Amare un mostro che ha violentato mia madre. Non voglio amarlo, ma non voglio neppure odiarlo».
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