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E' un errore gravissimo quello di formulare ipotesi prima di avere tutti gli indizi. Distorce il giudizio.
                                            (C. Doyle)

 

LA SCENA DEL CRIMINE

     Nella risoluzione di un crimine sono fondamentali le prime 48 ore di indagine. Questa teoria è ormai universalmente accettata e conclamata, ed è per questo che la scena del crimine è diventata sempre più, uno dei tasselli più importanti nella totalità dell'indagine stessa. Maggiori sono le informazioni che si riescono ad ottenere con una corretta "lettura" di essa, e maggiori saranno le probabilità di orientarsi sulla giusta pista da seguire e, di conseguenza, quelle di catturare il colpevole.
     Prima ancora di passare però all'esame ed all'analisi della scena del crimine, bisogna contattare ed interrogare la persona che ha dato l'allarme e segnalato il crimine alle forze dell'ordine. Non è raro, e quindi non ne va trascurata la possibilità, che la stessa persona possa avere a che fare con il crimine stesso. E' importante, perciò, sapere chi è, come ha scoperto il delitto, dove vive e con chi e soprattutto se conosceva in qualche modo la vittima. Altro accorgimento fondamentale prima di concentrarsi sulla scena vera e propria, è quello di delimitarla e fare in modo che nessuno, nè estranei e curiosi, nè gli stessi operatori di polizia, possano alterare le prove in nessun modo. Tantissimi casi sono cominciati e finiti male per via di disattenzioni (in gergo si chiama "contaminazione") commessi dagli stessi addetti sulla scena del crimine. C'è da dire però che questo accadeva, per lo più nei decenni scorsi, quando le tracce meno evidenti non erano individuabili, come lo sono oggi grazie all'aiuto di strumenti tecnologici sofisticatissimi.
     Al giorno d'oggi l'attenzione è molto più alta e non sarebbe mai permesso a nessuno di fumare, ad esempio, sulla scena del crimine o di entrarci senza le dovute protezioni per le scarpe e le tute specifiche. Solo dopo questi imprescindibili accorgimenti, è possibile dedicarsi alla scena del crimine "in toto". Il lavoro richiede pazienza e tantissima attenzione e competenza. Si va dai rilievi fotografici e videoriprese, per poter poi riguardare, con una visuale tridimensionale la scena così come si presentava e con gli oggetti esattamente dove e come sono stati trovati. Inoltre, è ormai usuale effettuare anche rilevamenti con laser-scanner. Ne vengono impiegati di due tipi, lo scanner a triangolazione e lo scanner a tempo di volo. Il primo permette di effettuare scansioni su oggetti di piccole dimensioni ed di un'area relativamente piccola. Il secondo invece permette rilevamenti molto più su vasta scala, nell'ordine di un centinaio di metri ed è utilissimo soprattutto per scene in luoghi aperti, dove è possibile, durante una successiva analisi, individuare le possibili vie di entrata e di fuga del colpevole.

     L'EPOCA DELLA MORTE
     Il primo interrogativo a cui dare una risposta è quello di risalire al momento della morte. E' il medico legale che si occupa del cadavere ed effettua su di esso tutte le analisi del caso. Di fronte ad un cadavere in buone condizioni generali, si avvale delle normali reazioni corporee post- mortem per determinare, nel modo più preciso la data e l'ora della morte. I principi su cui si basa sono il frigor mortis, il rigor mortis ed il livor mortis.
     Il frigor mortis è la caratteristica del corpo umano di raffreddarsi dopo la morte con il passare delle ore. I rilievi che vengono fatti in questo senso sono più di uno. Si parte da una prima misurazione e poi se ne effettuano delle altre, per vedere ogni ora, di quanti gradi si abbassa la temperatura del corpo. Da questo, e partendo dalla temperatura iniziale, si riesce a tornare indietro fino a stabilire, con ragionevole precisione, l'ora del decesso. Questo indicatore però è variabile ed è influenzato da vari fattori quali la temperatura ambientale, il tipo di indumenti che il cadavere ha addosso ecc..
     Il livor mortis è la tendenza del corpo umano, dopo la morte, ad assumere una colorazione tendente al rosso nelle parti più basse del corpo. In pratica se un cadavere viene rinvenuto disteso sulla schiena, è proprio qui che si noteranno le chiazze rossastre (a differenza dei punti d'appoggio dove la pressione lo impedisce). Inizialmente questo fenomeno non è stabile. Se si sposta il cadavere le macchie tendono a ristabilizzarsi e riformarsi nelle zone più vicine alla base di appoggio del cadavere stesso. dopo qualche ora questo fenomeno diventa stabile.
     Il rigor mortis, infine, consiste nell'irrigidimento dei muscoli che avviene dopo la morte. Il fenomeno comincia a presentarsi da 1 a 3 ore dopo la morte. Anche in questo caso i fattori esterni incidono non poco sulla velocità del manifestarsi del fenomeno, ma in genere 36 ore sono sufficienti per il totale completamento del fenomeno. Anche in questo caso può essere utile a stabilire se il corpo è stato mosso dopo la morte o meno. Un cadavere in posizione anomala (ad esempio un braccio leggermente sollevato) lascia intendere senza ombra di dubbio che è stato spostato qualche ora dopo la morte, e probabilmente il luogo del ritrovamento non è lo stesso del decesso.

     LA VITTIMA
     La maggior parte degli omicidi viene commessa da persone conosciute alla vittima. Così non è per i serial killer, che si orientano maggiormente verso una "categoria" di vittima prediletta, e su di essa si concentra senza dover pednar forza conoscere la sua preda. Nonostante tutto, anche in caso di omicidio seriale, è importantissimo sapere chi è la vittima, se rientra nel target del killer, se frequentava luoghi battuti dallo stesso e qualsiasi altra informazione che possa confermare, senza ombra di dubbio, il legame tra predatore e preda. Se il cadavere è in fase avanzata di decomposizione, ed il riconoscimento del volto è reso difficoltoso, allora ci sono altri rilievi che possono svelare la sua identità. C'è da dire che, questi rilievi, vengono in ogni caso fatti dalle autorità, perchè un riconoscimento può comunque rivelarsi un errore.
     Questi rilievi altro non sono che le impronte digitali e il DNA. Entrambi questi rilievi vengono fatti direttamente sulla scena del crimine. Le mani vengono immediatamente isolate con dei sacchetti di plastica, soprattutto perchè potrebbero contenere delle tracce dell'assassino (ad esempio tessuti epiteliali sotto le unghie, nel caso la vittima stessa si sia difesa prima di soccombere). Al di là di quello che comunemente si ritiene, le impronte sono rilevabili anche in condizioni estreme. E' possibile con diversi metodi prendere le impronte a cadaveri carbonizzati o decomposti. il DNA invece è ottenibile direttamente dai tessuti della vittima quali, denti, ossa, capelli, saliva ecc.. oppure da oggetti comunemente usati da essa, quali spazzolino da denti, mozziconi di sigaretta.
     Altro tassello dell'analisi sulla vittima è la determinazione delle cause di morte. E' il medico legale che effettua direttamente questa analisi sulla scena del crimine e, osservando il corpo della vittima, ne certifica prima la morte, e poi, ove possibile, la causa. In ogni caso sarà l'autopsia effettuata a posteriori a dare la certezza assoluta e confermare eventuali sospetti nati sulla scena del crimine. Sono le lesioni presenti sul cadavere a "raccontare" spesso l'andamento dei fatti e come sia avvenuto il decesso. Viene rilevato ogni minimo particolare, dalle ferite evidenti a minimi segni sulla pelle che possano dare un'indicazione importante. Ad esempio delle piccole macchioline rosse presenti sul volto o all'interno dei bulbi oculari, sono segno di rottura di piccoli vasi, tipica reazione ad uno strangolamento o strozzamento. Nei casi in cui questo sia avvenuto con particolare forza, sono visibili sul collo segni di tale violenza. Dalle ecchimosi presenti sul collo (da cui si possono anche rilevare le impronte dell'aggressore) ai segni lasciati da strumenti utilizzati per l'atto criminoso (ad esempio il solco lasciato da un laccio, cinghia o corda).

 

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