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Milena Quaglini

Milena Quaglini

Nascita: 1957
Morte: 16 ottobre 2001
Nazionalità:
Italia
Numero vittime: 3
Periodo attività: 1995 - 1999
Soprannome: Angelo sterminatore

     La storia di Milena Quaglini è una storia strana. E' una storia che va raccontata a cominciare dalla fine, perchè fino al 2 agosto 1998, giorno in cui venne arrestata, nessuno nella tranquilla provincia di Pavia, dove la donna è nata e risiedeva, pensava che ci fosse una donna serial killer in attività, nessuno aveva paura. Tutto era tranquillo.. fino a quella telefonata. E' Milena stessa a chiamare i carabinieri dopo aver ucciso il suo secondo marito. Poi attende che vengano ad arrestarla. Solo dopo questo arresto viene fuori la verità su altre due morti. E così le vittime diventano tre. Milena Quaglini è una serial killer. Una vedova nera. Anche se atipica.
     Nasce a Broni, in provincia di Pavia, nel 1957 e, nonostante sia venuta alla ribalta delle cronache cittadine e non, di lei, del suo passato, della sua infanzia si sa ben poco. Praticamente solo quel poco che lei stessa ha deciso di raccontare durante i processi o le numerose sedute psichiatriche. La sua famiglia era composta da un padre alcolista e sempre violento nei confronti delle figlie e della moglie, che invece, avendo un carattere molto debole, accettava in modo passivo tutte le continue sfuriate di lui. Inoltre era geloso ed ossessivo e praticamente non le lasciava libertà di fare nulla. Così Milena, all'età di 19 anni, dopo essersi diplomata in Ragioneria decide di scappare di casa. Vuole avere una vita finalmente sua, e magari anche Vista aerea di Broniuna famiglia. Il primo periodo lontano da casa dei genitori si svolge tra Como e Lodi, dove Milena vive di piccoli lavoretti saltuari. Fa la cassiera, la badante, la donna delle pulizie. Poi un giorno, come lei sognava, incontra l'uomo della sua vita. Un uomo dolce, che finalmente sa capirla, che non la maltratta. Per la prima volta è felice e se ne innamora. I due si sposano ed hanno un figlio, ma la sorte non è favorevole alla coppia. Il marito si ammala gravemente, un diabete fulminante che lo porta in breve tempo alla morte. Milena è disperata e cade nella depressione, che si porterà dietro per tutta la vita, e comincia a bere. Come lei stessa dichiarerà successivamente quello "è stato l'unico periodo felice della mia vita".
     Decide di tornare a Pavia, ricominciare per la seconda volta, e così trova un lavoro a S. Martino ed una casa a Travacò. Qui conosce un altro uomo, Mario Fogli. Cominciano a frequentarsi, tutto sembra perfetto e i due si sposano. Ma è solo l'inizio di un nuovo periodo di buio. Ben presto il nuovo marito si rivela per quello che è. Un alcolizzato violento, fa lavori saltuari come camionista. La costringe a lasciare il lavoro perchè, come suo padre, è ossessivo e geloso, ed è convinto che la donna che lavora, prima o poi arriva a tradire il marito. Lei lo accontenta, lascia il lavoro e poco dopo rimane incinta. E non è tutto, per sostenere la famiglia costringe anche Dario, il figlio di Milena nato dal suo primo matrimonio, che picchiava ed umiliava continuamente, a lasciare gli studi ed andare a lavorare. In quel periodo Milena resta incinta una seconda volta. Ed arrivano altri guai. Alla porta della loro casa si presenta un ufficiale giudiziario, per un pignoramento dei beni. Una storia di debiti che Mario Fogli aveva contratto e mai pagato. Lei non ne sapeva nulla, e così esausta, sempre più depressa, decide di separarsi.
     Siamo nel 1995 e Milena si trasferisce in Veneto con la prima figlia avuta dal secondo marito. Si stabilisce ad Este, vicino Padova e fa la portinaia in una palestra del posto. Ma i soldi non bastano. così decide di arrotondare facendo la badante e trova lavoro presso un signore anziano, Giusto Della Pozza, 83 anni. Dopo un primo periodo tranquillo l'anziano signore, che aveva anche prestato a Milena 4 milioni di lire italiane, tenta di ricattarla. O gli restituisce 500 mila lire al mese, oppure tutto in un'unica soluzione, ma in natura. Lei rifiuta la proposta ma lui cerca ugualmente di violentarla. Ne nasce una colluttazione. Nel tentativo di divincolarsi, Milena afferra una lampada e colpisce alla testa Della Pozza, che crolla sul pavimento sanguinante. A questo punto è esausta, non ne può più. E così invece di chiamare subito un'ambulanza e denunciare la tentata violenza, esce di casa e fa passare qualche ora. Poi ritorna a casa e l'anziano è sempre lì, sul pavimento agonizzante. E' ancora vivo ma ha perso molto sangue. E' ora di chiamare l'ambulanza. Giusto Della Pozza morirà qualche giorno dopo in ospedale in seguito alle lesioni riportate. Le perizie eseguite stabiliranno che le ferite sono pienamente compatibili con una caduta accidentale. Milena ha ucciso il primo uomo.
     Decide di tornare a Pavia e riprovare la vita coniugale con Mario Fogli, il suo ex marito, perchè le due bambine nate da quel matrimonio, e che ora hanno 4 e 7 anni, non sono felici con la famiglia separata, ma la scelta non sarà delle migliori. Ricominciano subito le litigate, le scenate e Milena beve sempre più. Mischia anche i suoi farmaci antidepressivi con l'alcool. Arriva così il 2 agosto 1998. Quella sera avviene l'ennesima sfuriata del marito e lei decide che non ci sta. Attende che lui vada a dormire. Intanto mette a letto le due bambine e, in stato di pesante ubriachezza, aspetta che il marito si sia addormentato. Quando il momento le sembra quello giusto, strappa la corda dalle tapparelle e si reca in camera dove lo aggredisce. Anche stavolta ne nasce una colluttazione, lui reagisce e cerca di sopraffarla, lei stavolta afferra un portagioie e lo colpisce ripetutamente. Per essere sicura che muoia davvero, quando lui cade a terra, lo strangola con la corda. Così anche Mario Fogli muore. Milena però non si scompone e mette ordine nella camera. Raccoglie le coperte sporche di sangue e arrotola il cadavere dell'ex marito in un tappeto che poi deposita fuori, sul balcone. Si siede e aspetta tutta la notte. La mattina dopo dirà alle figlie, che intanto non hanno sentito nulla, che il papà è dovuto uscire presto per lavoro, e che sarà di ritorno la sera. Ma sono solo le 4 del pomeriggio quando Milena chiama i carabinieri della caserma di Stradella, e dichiara di aver ucciso il marito. Il suo tono di voce è concitato e il carabiniere che risponde al telefono, sa bene che deve tranquillizzarla per appurare se quella telefonata è vera o sia un macabro scherzo. La trattiene al telefono e la fa parlare. Le chiede anche di farsi passare la figlia più grande, alla quale si presenta come un amico di papà. Intanto riesce a farsi dare l'indirizzo e manda una pattuglia a verificare, sempre tenendola al telefono. Alla fine Milena gli passa il collega che nel frattempo è arrivato sul posto. E' vero, c'è un cadavere. Milena viene arrestata.
      Nell'aprile del 1999, il Tribunale di Voghera condanna Milena Quaglini a scontare la pena di 14 anni di reclusione per l'omicidio del marito, el e sue figlie minorenni affidate entrambe alla sorella. Ma il suo avvocato, Licia Sardo, riesce a limitare i danni, riesce a far accettare alla corte la teoria della semi-infermità mentale, e così la pena viene ridotta a 6 anni e 8 mesi. Pena da scontare agli arresti domiciliari. Milena viene mandata in una comunità di recupero per alcolizzati, ma da qui viene espulsa dopo pochi mesi perchè invece di seguire le terapie continuava a bere. Viene allora portata in una nuova comunità, dove conosce un ex-carabiniere di nome Salvatore che le offre ospitalità. Ma secondo i racconti di Milena, dopo solo due giorni, il nuovo amico cerca di violentarla. Così lascia quella casa, e cerca una nuova sistemazione tramite gli annunci sui giornali. Uno di questi in particolare la colpisce. Un uomo, 53 anni, separato con prole, longilineo e piacente, cerca donna per amicizia e convivenza. Quest'uomo si chiama Angelo Porello, ed è stato appena rilasciato dopo aver scontato una pena in carcere di 6 anni per violenza sessuale ripetuta nei confronti della moglie e delle figlie. Ma questo Milena non lo sa, così comincia a frequentarlo, vengono visti spesso in giro insieme. Poi arriva il 6 ottobre 1999. Angelo Porello viene dichiarato scomparso dalla figlia. La sera prima Milena Quaglini era stata fermata a bordo dell'auto del Porello e per questo denunciata per evasione, com'è naturale quando si lascia la propria abitazione durante gli arresti domiciliari. I sospetti cadono subito su di lei, e grazie al fidato avvocato, che da sempre aveva a cuore il suo caso, Milena confessa la notte del 24 novembre.
     La sera del 5 ottobre, quando era stata fermata alla guida dell'auto di Angelo Porello, questi era già morto. Nel pomeriggio, dopo il pranzo, quest'ultimo avrebbe cominciato a pretendere che lei si vestisse in modo provocante per lui e, dopo il rifiuto di lei, l'avrebbe schiaffeggiata e violentata per ben due volte in camera da letto. Milena riesce a mantenersi fredda quando lui cerca di violentarla una terza volta. Gli propone almeno di fare una pausa, vuole preparargli un caffè, e lui accetta. Dopo qualche minuto gli porta un caffè caldo e fumante. Nella tazzina erano state sciolte ben 20 pastiglie del tranquillante che lei era solita prendere. Angelo Porello così dopo pochissimo tempo crolla addormentato e Milena può finalmente fargliela il medicinale usato dalla Quaglini pagare. Afferra il suo corpo e lo lascia nella vasca da bagno appositamente riempita. Poi esce. Torna qualche ora dopo e lo trova sommerso nell'acqua, annegato. Angelo Porello è la terza vittima di Milena Quaglini. Ma questa volta non chiama i carabinieri. Questa volta attende che cali la sera, per poi trasportare il cadavere in giardino senza essere vista e, buttarlo nella concimaia, dove verrà trovato nudo, 15 giorni dopo la denuncia di scomparsa, fatta da sua figlia, ricoperto di vermi.
     Milena, intanto tornata in carcere in seguito alla revoca degli arresti domiciliari per la denuncia di evasione, continua a scrivere ad Angelo, dandogli del lei nelle lettere. Sa che è stata vista con lui, sa che qualcuno potrebbe pensare a lei e così anche sapendolo morto, continua a mandargli lettere, sperando che questo possa dargli un buon alibi, sperando di passare per quella che non ne sapeva nulla. Fino al 24 novembre quando, dopo i pesanti indizi raccolti come la scatola dei farmaci usati per addormentare Angelo Porello e tracce di DNA rinvenute abbondantemente in casa, confessa. Le viene fatta una nuova perizia psichiatrica da cui viene fuori che Milena è un soggetto psicopatico, con disturbi di tipo isterico, ma che al momento dell'ultimo omicidio (e probabilmente anche dei due precedenti), era pienamente consapevole di cosa stava facendo. Milena si trova così in carcere, dove sta già scontando i 6 anni e 8 mesi per l'omicidio di Mario Fogli e di altri 20 mesi per l'omicidio dell'anziano Giusto Dalla Pozza, per eccesso di legittima difesa, ma sa già che il terzo processo che la attende non sarà favorevole e questa volta sarà praticamente impossibile evitare l'ergastolo. Così non resiste al pensiero di una vita in prigione. La tragica storia di violenze subite e violenze commesse di Milena Quaglini, si conclude in carcere la notte del 16 ottobre 2001 quando, dopo l'ennesimo giro di controllo della guardia carceraria, decide di farla finita. Verrà ritrovata impiccata al successivo giro di controllo, ancora viva ma con il battito cardiaco troppo debole per permetterle di sopravvivere.

 

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