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La società industrializzata come luogo d'elezione per la crescita degli assassini seriali

     Il fenomeno dell'omicidio seriale ha un rapporto direttamente proporzionale con le condizioni economiche delle nazioni: con l'aumentare della ricchezza e dell'industrializzazione, aumenta il numero di omicidi seriali. Per spiegare questo dato si può ricorrere alla "teoria dei bisogni progressivi" di Maslow: nei paesi più industrializzati, dove quasi tutti vedono soddisfatti i loro bisogni primari, è più facile avere casi di omicidio "senza motivo", che sono tipici esempi di omicidio seriale, in cui l'assassino vuole soddisfare il proprio bisogno di autostima, dimostrando di poter disporre della vita degli individui a suo piacimento.
     Come abbiamo visto, la maggior parte degli autori che si sono occupati del fenomeno degli assassini seriali ha focalizzato l'attenzione sull'infanzia di questi soggetti, evidenziando soprattutto la presenza di situazioni traumatiche di varia natura nella loro vita. Sicuramente, questo fattore ha la sua importanza, ma da solo non è sufficiente a spiegare l'insorgenza del comportamento omicidiario seriale in un individuo. La caratteristica principale dell'omicidio seriale è data dalla ripetitività dell'azione omicidiaria, al di là del movente estrinseco che ispira gli omicidi. Il motivo della ripetizione sta nel fatto che il soggetto, in ogni azione omicidiaria, cerca qualcosa che però non trova mai, per questo è costretto a ripetere il comportamento all'infinito. Questo qualcosa cercato dall'assassino appartiene alla società industrializzata e, in particolare, all'ambiente urbano. Non a caso, secondo gli studi effettuati da De Luca in materia, il 58% di tutti gli assassini seriali si trova negli Stati Uniti, la nazione più industrializzata del mondo.
     Per quanto riguarda il rapporto tra omicidi seriali ed immigrazione, possiamo affermare che soltanto negli Stati Uniti una certa quota di omicidi seriali viene commessa da immigrati; del resto è l'unico paese in cui si nota una correlazione significativa (3%) fra questi due fattori. Negli altri paesi del mondo, i casi di omicidio seriale commessi da stranieri sono esigui, anche se si può ipotizzare, in futuro, con la maggior diffusione e velocità dei mezzi di trasporto e con l'abbattimento delle frontiere in Europa, che gli assassini seriali si sposteranno da un paese all'altro più agevolmente.

     La "sindrome dell'alienazione" negli assassini seriali

     Come abbiamo visto in precedenza, gli assassini seriali sono molto diversi tra loro per quanto riguarda la motivazione, il tipo di pianificazione, la scelta delle vittime ed il modus operandi . Tutti, però, sono accomunati dal fatto di provare una marcata sensazione di disagio nei rapporti interpersonali e di sentirsi emarginati.
     Keniston parla, a proposito di ciò, di "sindrome dell'alienazione", basata su undici indicatori e che si può applicare anche agli assassini seriali per descrivere il loro mondo interiore. Questi elementi sintomatici sono:

  1. sfiducia. Gli individui alienati non provano fiducia verso il mondo esterno e per quello che potrà riservare loro il futuro. Gli assassini seriali hanno avuto un'infanzia ed un'adolescenza traumatica ed anche la loro vita da adulti è contraddistinta da una serie di frustrazioni che si accumulano, andando a creare una condizione di sfiducia sia nei confronti del mondo esterno che nei riguardi delle proprie capacità di adattamento all'ambiente;
  2. pessimismo. La maggior parte dei serial killer è convinta di non potersi inserire adeguatamente nella società, per cui sceglie la strada alternativa della devianza. Il pessimismo è dovuto ad un basso livello di autostima, di cui sembrano soffrire un po' tutti gli assassini seriali;
  3. ostilità confessa. Molti serial killer provano rabbia e ostilità verso la società, che essi ritengono colpevole di non offrire loro le stesse opportunità che sono offerte agli altri. L'omicidio seriale ha un elevato valore simbolico, in quanto non è la singola vittima di ogni omicidio che si vuol punire, ma la società nel suo complesso;
  4. alienazione interpersonale. I serial killer hanno una grossa difficoltà a stabilire una comunicazione interpersonale soddisfacente. Abbiamo visto come, fin da piccoli, abbiano la tendenza a chiudersi in un loro mondo immaginario, popolato da fantasie, piuttosto che in quello reale fatto di scambi interpersonali;
  5. alienazione sociale. Gli assassini seriali hanno una vita sociale estremamente povera proprio a causa della loro scarsa capacità di instaurare legami interpersonali;
  6. alienazione culturale. I serial killer , pur essendo, in linea di massima, di intelligenza media hanno una cattiva riuscita scolastica e il grado di istruzione della maggior parte di loro è medio-basso. Gli assassini seriali non hanno, in genere, particolari interessi culturali, non amano leggere e non vanno a teatro. Anche la passione per il cinema è orientata verso alcuni generi specifici; su tutti, i film di gangster ;
  7. disprezzo si sé. I serial killer hanno una bassa autostima e questo fattore è collegato al pessimismo, alla sfiducia ed alla mancanza di un'identità autentica e ben strutturata. Mancando questa, o disprezzando quella che hanno, cercano un'identità fittizia;
  8. esitazione. Tutta la vita degli assassini seriali è contrassegnata da una mancanza cronica di capacità decisionale. Questa caratteristica viene confermata anche quando l'assassino viene catturato: sulle prime, può negare di aver commesso dei delitti, poi sente l'impulso di confessare e, in seguito, può decidere di ritrattare la confessione;
  9. subspezione . I serial killer sono affascinati dalla psicologia, perché sono interessati a sapere come funziona l'uomo e, quindi, loro stessi;
  10. estraneità. Gli assassini seriali sono convinti di non appartenere al genere umano. Si sentono migliori degli altri come nel caso degli egocentrici e dei narcisisti patologici, ma anche incompresi, perché nessuno vuole riconoscere la loro grandezza. Altri, invece, si sentono estranei, considerandosi peggiori del resto del genere umano;
  11. non strutturazione dell'universo. L'universo degli assassini seriali è caotico, manca totalmente di organizzazione ed è come se il soggetto fosse sempre in bilico fra due mondi opposti (reale ed immaginario) che lo trascinano ognuno dalla sua parte.

     L'alienazione nelle società consumistiche come fattore facilitante il comportamento      omicidiario seriale

     Secondo i dati forniti dall'F.B.I. più del 90% degli assassini seriali agiscono in una paese appartenente ai primi due mondi. Quasi il 60% degli assassini seriali colpisce negli Stati Uniti.
     Quello che vogliamo chiederci ora è se c'è la possibilità di stabilire una sorta di correlazione causale fra il grado di industrializzazione di una società e il fenomeno dell'omicidio seriale. Riguardo a questo argomento, occorre fare una premessa relativamente al cosiddetto "modello di vita americano". Si tratta del sistema "capitalistico" fondato sull'acquisizione continua di beni di consumo che, negli ultimi anni, ha esercitato un influsso deleterio nell'ex Unione Sovietica. Con il crollo del regime comunista, il modello americano è stato introdotto bruscamente in un paese sterminato che non aveva le strutture adeguate per supportarlo aggravando la crisi sociale ed economica in questo paese. Secondo Alexandr Bukhanovsky, psicologo russo ed esperto di serial killer , ciò ha portato ad un'epidemia di omicidi seriali, che simboleggiano l'odio verso la società, considerata responsabile in blocco del fallimento dei progetti individuali, e la voglia di distruzione del soggetto nei confronti di una realtà economica e sociale estremamente frustrante.
     Come abbiamo detto, le contraddizioni e la competitività proprie della realtà americana possono far sì che soggetti particolarmente fragili non riescano ad affrontare correttamente la vita quotidiana, ritirandosi perciò in un loro mondo fantastico che può portarli ad avere sentimenti di rivalsa verso la società che spesso sfociano in comportamenti omicidiari seriali. Vediamo adesso, in particolare, quali sono le caratteristiche strutturali e sociali della società americana che possono esser considerate fattori facilitanti il sorgere di quella "sindrome di alienazione", ritenuta da molti autori elemento trainante per la formazione di un assassino seriale:

  1. elevata mobilità interna. A cominciare dagli anni '60, lo scompiglio provocato dal progredire della tecnologia avanzata e della moderna conduzione degli affari ha creato dei tipi di comunità completamente diversi che hanno ben poca somiglianza con le società tradizionali.

    Spesso il personale di un'azienda si trova costretto a viaggiare frequentemente per svariati motivi. Molte volte, si tratta di semplici pendolari che, per il loro stile di vita devono compiere lunghi percorsi per andare a lavoro. Per fare fronte ad una situazione di questo genere, il soggetto deve avere alle spalle una "famiglia ultramobile".

    Gli effetti negativi a lungo termine di una simile condizione di vita andranno a ricadere soprattutto sul membro più debole del nucleo familiare: il figlio. In una "famiglia ultramobile", il bambino non ha la possibilità di stabilire legami duraturi con i suoi coetanei, perché subito la famiglia deve trasferirsi in un'altra città e lui deve ricominciare tutto da capo. A ciò si aggiunge il fatto che, in famiglie di questo genere, i genitori spesso non sono in grado di manifestare al figlio il loro affetto in maniera adeguata, perché troppo presi dal fatto di seguire la loro carriera.

    La conseguenza principale di questo stato di cose è che il bambino è portato a vivere prevalentemente in un mondo immaginario, popolato di fantasie che lo staccano sempre più dalla realtà quotidiana;

  2. disgregazione della famiglia. È un fenomeno che, nelle società occidentali, sta raggiungendo dei livelli veramente allarmanti, con gli Stati Uniti in testa.

    Aumentano i divorzi e le separazioni e i figli vengono sempre più spesso allevati in una famiglia monoparentale, quasi sempre formata dalla madre. Viene così a mancare ai figli maschi, il modello di riferimento dello stesso sesso, con il conseguente aumento dei problemi collegati all'identità di genere e di ruolo e delle difficoltà di relazione con l'universo femminile.

 

 

(dal sito L'altro diritto, articolo di Gianluca Massaro)

 

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