In tutti gli atti di violenza di un serial killer, la fantasia riveste un ruolo molto importante e, di solito, ha sempre a che fare con tematiche di dominio e di sottomissione assoluta dell'altro. Nell'apprestarsi ad eseguire il profilo psicologico, è indispensabile tenere ben presente questo aspetto.
L'arma più efficace di un profiler è la sua mente e il modo in cui la impiega quando visita una scena del crimine e quando deve costruire il profilo del criminale. Ogni azione dell'assassino seriale ha un significato simbolico ben più importante di quello concreto che risulta evidente a prima vista, e il compito dello specialista in profili è proprio quello di rintracciare tali significati. Allo stesso tempo però è necessario anche che il profiler non voglia a tutti i costi trovare un simbolismo nascosto in un'azione invece che, invece, è ispirata semplicemente al principio di economicità, cioè è l'azione più economica, dal punto di vista energetico che l'assassino possa mettere in atto. Vediamo alcuni esempi di interpretazione delle azioni del serial killer.
1. Bendaggi. Un elemento ricorrente in molti omicidi seriali è l'applicazione di bendaggi sul volto della vittima, che possono essere maschere, fazzoletti o altri pezzi di vestiario; in alcuni casi, più semplicemente, servono a tenere la vittima in uno stato di totale oscurità. La ragione evidente del bendaggio è il fatto di impedire alla vittima di poter vedere l'identità del killer. Alcuni assassini lo faranno invece per confondere e terrorizzare ancora di più la loro "preda". Una motivazione più simbolica è quella di disumanizzare la vittima e renderla simile ad un "oggetto", processo che alimenta la fantasia dell'assassino e lo aiuta a commettere il crimine, come racconta un assassino e stupratore seriale intervistato da R. M. Holmes (di cui però non viene indicato nè il nome, nè alcuna informazione biografica): "dopo averle tolto tutti i vestiti e averla legata, mi sono preparato per la prima parte della mia fantasia. Quando mi sono messo sopra di lei, mi sono sentito incredibilmente a disagio, nervoso e contrariato dal modo in cui la donna mi stava guardando a occhi spalancati. Non potevo sopportarlo, perchè mi sentivo bloccato e non potevo iniziare nulla, così, per andare avanti, ho dovuto coprirle gli occhi". Contrariamente ai luoghi comuni, un bendaggio non significa necessariamente l'esistenza di una relazione pregressa con la vittima.
2. Accanimento sul volto. La presenza di un fenomeno di overkilling concentrato sul volto della vittima sta a significare una volontà estrema di depersonalizzazione. Per quanto feroce possa essere, il serial killer rimane sempre un essere umano, anche se patologicamente aberrante, e, quando si trova di fronte a una vittima, se ne percepisce l'innocenza, deve fare in modo di annullare il senso di colpa che potrebbe impedirgli di mettere in atto il suo rituale.
Simbolicamente, l'aggressione si concentra nella zona degli occhi, perchè lo sguardo della vittima è l'elemento principale che fa ricordare all'assassino di avere di fronte una persona. Concretamente, invece, la violenza concentrata sulla faccia ha la funzione di esercitare il massimo controllo possibile sulla vittima. Distruggere gli occhi impedisce un'eventuale identificazione e rende impotente la vittima stessa, annullando quasi completamente la sua capacità di reazione o di fuga. Un altro modo di concretare l'aggressione sulla faccia è quello di farsi praticare il sesso orale per umiliare o degradare la "preda", processo facilitato dal fatto che usualmente, la vittima è in ginocchio, in posizione di sottomissione. Se la vittima è bendata, è probabile che non ci sia una relazione preesistente fra i due, mentre se manca un qualche tipo di copertura degli occhi (ma ci sono le percosse ripetute sul volto della vittima), probabilmente c'era una qualche forma precedente di relazione: l'assassino vuole che la vittima si renda conto dell'identità di chi la sta punendo.
3. Disposizione, posizionamento e presentazione del cadavere. Dal modo in cui viene disposto il corpo della vittima, si può dedurre se l'intenzione dell'assassino è di farlo scoprire oppure di nasconderlo il più a lungo possibile. Fra tutti i killer intervistati da R. M. Holmes, nessuno si è mostrato minimamente interessato a far scoprire i cadaveri per tranquillizzare i genitori sulla sorte dei figli, e questo dato conferma che la maggior parte degli assassini seriali dispone il cadavere per soddisfare esigenze strettamente personali. La collocazione di un corpo è un processo da apprendere come ogni altro tipo di abilità sociale, in modo da soddisfare il proprio bisogno interno predominante (rappresentare una fantasia interna, occultare il cadavere per ritardare le indagini ecc.). Il trasporto del cadavere dal luogo dell'uccisione a quello del ritrovamento implica un processo di pianificazione anticipata, il che significa avere a che fare con un soggetto abbastanza organizzato, e vanno esaminati attentamente entrambi i luoghi perchè potrebbero esserci indizi importanti.
Oltre alla disposizione, bisogna prestare particolare attenzione anche al posizionamento del corpo (il cadavere ha le gambe divaricate, è a faccia in giù, è posizionato a forma di croce ecc.) e alla sua presentazione (il cadavere è completamente nudo, parzialmente spogliato, con qualche oggetto inserito negli orifizi ecc.) perchè ha una funzione altamente simbolica e il significato più comune è quello di umiliazione e affermazione del proprio potere. Si tratta di un chiaro messaggio che l'analista deve interpretare per capire che tipo di rappresentazione simbolica il soggetto sta ricreando.
4. Scelta delle armi. Di solito, gli assassini seriali con un certo grado di organizzazione scelgono l'arma del delitto con molta attenzione e, spesso, utilizzano metodi che permettono di stabilire una vicinanza, uno spazio di intimità fisica con la vittima per tre ragioni:
a) per toccare la vittima, attività che li eccita notevolmente;
b) perchè il contatto terrorizza la vittima, rendendola più sottomessa;
c) perchè il contatto è umiliante per la vittima e accresce il loro senso di onnipotenza;
Il fuoco viene usato raramente come strumento omicidiario, mentre è frequente un suo uso accessorio, da parte degli assassini sadici, per provocare delle bruciature sul corpo delle vittime. Pochi, ma significativi, i casi di assassini seriali che hanno usato l'esplosivo per commettere gli omicidi. Il serial killer ambisce a creare una scena di distruttività grandiosa in cui la vittima singola non gli dà l'eccitazione e il piacere di cui ha bisogno. A questo tipo di soggetto non interessa il contatto fisico diretto con la vittima, quanto l'entità del danno che riesce a provocare, che è direttamente proporzionale al suo bisogno di onnipotenza.
5. Smembramento. Lo smembramento del cadavere ha un significato di gratificazione sessuale e psicologica molto importante per l'assassino ed è un'ulteriore dimostrazione della potenza esercitata sulla vittima indifesa. Il soggetto vuole dimostrare non soltanto che la vittima è "un nulla assoluto", ma anche che è "un insieme di piccoli pezzetti di nulla". Se il serial killer psicotico smembra il cadavere, di solito è assente la componente sessuale e il depezzamento è dovuto a ordini allucinanti che l'assassino è convinto di aver ricevuto.
6. Sistemi di legatura e utilizzazione del nastro adesivo. Più l'omicida è organizzato, più avrà bisogno di prolungare la fase di cattura della vittima e quindi dovrà legarla per immobilizzarla. Negli attacchi improvvisi degli assassini seriali con problemi psicotici, non c'è bisogno di restrizioni fisiche sulla vittima, perchè l'intero processo omicida viene consumato velocemente. ci sono anche tre motivi supplementari per l'utilizzo dei sistemi di legatura:
- immobilizzare la vittima per torturarla;
- mettere la vittima in una situazione degradante;
- provocare ferite e lesioni sul corpo della vittima.
I serial killer intervistati nelle prigioni americane da Holmes e Holmes hanno raccontato di usare spesso il nastro adesivo per legare le vittime. L'efficacia e l'enorme resistenza che può sopportare il nastro adesivo sono nozioni che s'imparano proprio all'interno dei penitenziari, per cui la presenza sulla scena del crimine di una vittima legata col nastro adesivo può essere un elemento rivelatore del fatto che l'assassino è stato in una prigione o ha trascorso un periodo presso i servizi speciali militari.
7. Età del serial killer. I metodi utilizzati dall'assassino seriale per catturare le vittime non sempre rimangono gli stessi nel tempo, ma spesso diventano più sofisticati e pianificati man mano che aumenta l'età del soggetto. Determinare l'età del serial killer è uno degli elementi più difficili nel profilo psicologico, perchè l'età emozionale e l'età esperenziale non sempre coincidono con l'età cronologica. La regola generale è che più è vecchia la vittima, più è giovane l'assassino, ma ci sono diverse importanti eccezioni. chi deve costruire un profilo psicologico di solito parte dall'assunto che il criminale abbia mediamente 25 anni, poi, basandosi sul livello di sofisticatezza dei crimini e su altri fattori l'età viene abbassata o elevata. Gli assassini seriali che mostrano un grado di sadismo maggiore, generalmente, sono più grandi di età e così anche quando la scena mostra un notevole grado di pianificazione: tra i segni di pianificazione più evidenti, ci sono l'utilizzo di un "kit dello stupratore" comprendente nastro adesivo, manette, corde ecc. Se un soggetto usa violenza sulle vittime e sono presenti tracce che dimostrano che, dopo lo stupro, queste ultime sono costrette a fare una doccia e le lenzuola sono strappate a brandelli, vuol dire che l'assassino, probabilmente, ha avuto a che fare in passato con la polizia e ha appreso tutte le azioni necessarie per cancellare eventuali tracce biologiche, quindi è meglio orientare le ricerche verso un soggetto con un certo grado di esperienza e perciò non tanto giovane. I criminali più anziani imparano dai loro stessi errori. Nel caso in cui un serial killer abbia già in passato un certo periodo in carcere, ha sicuramente parlato con altri criminali nella sua stessa condizione e ha imparato alcune cose. Molti assassini seriali iniziano la loro carriera come stupratori seriali,, finchè non imparano che uccidere le vittime li fa sentire meglio, oppure possono apprendere come disporre più efficacemente i cadaveri. Il criminale giovane sarà più impulsivo, più disorganizzato e frettoloso e tenderà, soprattutto in caso ci sia anche aggressione sessuale, a prendere di mira donne anziane più facilmente controllabili. Spesso l'assassino seriale giovane ha svolto in precedenza qualche lavoretto manuale per la vittima e usa un'arma trovata sul luogo stesso (ad esempio un coltello). Il crimine può iniziare come rapina per proseguire come un'aggressione sessuale, fino a sfociare nell'omicidio, a causa della perdita di controllo degli impulsi.
8. Raccolta di feticci. La ragione principale per cui un serial killer decide di prendere uno o più feticci dalla scena del crimine è quella di avere qualcosa che lo aiuti a ricordare ciò che è successo. Il processo razionale è lo stesso che avviene quando una persona visita un posto nuovo e vuole portarsi via qualcosa che glielo ricordi in seguito (souvenir). Il feticcio, essendo un oggetto che è appartenuto alla vittima, contribuisce ad aumentare la gratificazione psicologica ottenuta durante l'azione, perchè fa rivivere all'assassino le fasi dell'omicidio. In alcuni casi, la scelta di un determinato feticcio può invece avere la funzione di eliminare qualche elemento che potrebbe aiutare la polizia ad identificarlo. Se il cadavere è stato mutilato, o alterato in qualche altro modo che rende problematica la sua identificazione, e non ci sono effetti personali della vittima sul luogo del delitto, vuol dire che ci si trova di fronte ad un soggetto estremamente pianificatore che ha perseguito il duplice obiettivo di spogliare la vittima della sua identità e ha fatto in modo di eliminare indizi che possano condurre a lui.
9. Raccolta di "trofei". I trofei simboleggiano una vittoria e, nel caso dell'omicidio seriale, il trofeo non solo rappresenta una vittoria del "predatore", ma è anche qualcosa che ha un significato intrinseco. La differenza principale tra un feticcio e un "trofeo" è che, mentre il primo rappresenta soltanto un simbolo che aiuta il soggetto a ricordare qualcosa di piacevole, il secondo è uno stimolo visivo forte che ha funzione afrodisiaca e, spesso, si tratta proprio di una parte del corpo della vittima (ad esempio la testa, il seno, i genitali ecc.). Il feticcio e/o il trofeo aiutano il soggetto a prolungare e intensificare il ricordo del delitto commesso, per cui, analizzare attentamente quello che manca tra gli effetti personali della vittima, può forire elementi utili sulla personalità dell'assassino. In alcuni casi nei quali la scena del crimine sembra intatta, ci si deve ricordare di controllare i documenti della vittima, perchè è possibile che il soggetto rubi la fotografia per avere un ricordo più diretto della sua "preda". Nei casi in cui è presente una dose massiccia di sadismo, è più probabile che manchi la testa o altre parti del corpo della vittima. Tra un crimine e l'altro, il serial killer si mette ad osservare i suoi trofei per rivivere nella mente tutte le fasi dell'omicidio precedente. A volte, l'assassino, dopo aver preso un feticcio, sprattutto se si tratta di un gioiello, può decidere di presentarsi a casa della vittima per consegnarlo ad un familiare, fingendo di averlo trovato per strada. questo approccio gli serve per entrare direttamente nel mondo della vittima e alimentare le proprie fantasie, rendendole più vivide con l'aggiunta di nuovi personaggi.
10. Visita alla tomba e/o collezione dei ritagli di giornale che parlano del caso. Non tutti gli assassini seriali portao vie dei feticci: ad esempio, David Berkovitz non lo faceva a causa della natura impersonale dei suoi crimini. Berkovitz sparava a distanza alle sue vittime e quindi on aveva nessun tipo di contatto con esse, però andava a visitare le tobe delle vittime per rinnovare le fantasie. E' possibile che il serial killer decida di ritornare sulla scena di un crimine precedente per cercare di incrementare le sue fantasie. I soggetti più organizzati fanno anche in modo di partecipare alle indagini della polizia, offrendo una collaborazione spontanea, oppure tentano di osservarne l'andamento molto da vicino, sia per capire come procedono, sia per rivivere continuamente, ancora una volta a livello fantastico, il crimine. La collezione di ritagli di giornale che parlano di lui e delle sue imprese ha la stessa funzione e, in più, l'assassino controlla anche se un delitto compiuto da lui viene attribuito a qualche altro assassino, cosa che può infastidirlo molto e spingerlo a mettersi in comunicazione diretta con gli organi di informazione, per riaffermare il senso di proprietà sul "suo omicidio".
Dall'analisi di diversi profili psicologici effettuati con successo e dai riscontri investigativi avuti dagli assassini seriali catturati che hanno descritto il loro modo di agire, risultano alcuni comportamenti tipici dell'assassino (a seconda del grado di organizzazione mentale e del livello di pianificazione dell'omicidio) che si verificano, nella maggior parte dei casi, subito dopo gli omicidi e, soprattutto, dopo il primo omicidio, che segna il passaggio irrevocabile al comportamento omicidiario seriale:
1. Cambiarsi i vestiti, lavarsi fare sparire gli indumenti sporchi delle tracce biologiche della vittima e delle tracce dell'omicidio.
2. Pulire la propria auto se utilizzata per l'omicidio o, comunque, per trasportare la vittima.
3. Organizzazione di un alibi.
4. Manifestazione "di facciata" di un atteggiamento rigido e distaccato, con condotta irreprensibile (guidare l'auto con maggiore attenzione ecc.) e una cura superiore del proprio aspetto.
5. Inizio di assunzione di alcool e droga, o aumento dei consumi, per gestire lo stress.
6. Inizio di preoccupazione per le notizie che potrebbero apparire sui mezzi di informazione: interpreta ogni avvenimento in relazione al suo crimine, si sente braccato, cerca di stabilire un contatto con qualcuno dei media.
7. E' possibile che regali un oggetto personale tolto alla vittima a una persona significativa della sua vita.
8. Potrebbe essere presente ai funerali e/o alla sepoltura della vittima.
9. Comincia a ritardare sul lavoro, aumenta i permessi per malattia o altre ragioni, si fa licenziare o cambia attività.
10. Cerca motivazioni e circostanze legittime e credibili per abbandonare, per un certo periodo, la zona dove risiede, se è la stessa del delitto.
11.Tende a ritornare sul luogo dell'omicidio o su quello in cui ha lasciato il cadavere, utilizzando tecniche di mimetizzazione personale variabili.
12. Sperimenta situazioni angoscianti di insonnia e depressione.
13. Può contattare i familiari della vittima con telefonate mute e/o con falsi errori di digitazione del numero.
14. Incontrerà i parenti della vittima in qualche luogo pubblico (supermercato, bar ecc.) chiedendo loro delle informazioni.
15. Può farsi prendere da episodi esplosivi di collera e rabbia.
16. Si recherà al cimitero a guardare da lontano la lapide della sua vittima, poi si avvicinerà e si fermerà a quella accanto, sempre continuando a fissare quella che gli interessa.
17. Tendenza a collaborare con gli investigatori.
18. Può nutrire un certo interesse per la religione, come conseguenza di una crisi mistica, ma solo per un tempo breve.
19. Conserva gli articoli dei giornali che trattano il caso.
20. Tornerà a vivere nella zona degli omicidi dopo l'iniziale periodo di allontanamento.
21. Se arrestato e interrogato, parlerà del crimine in terza persona come se non ne sapesse niente.
22. Invierà qualche cartolina anonima ai familiari della vittima.
23. Potrebbe far recapitare qualcosa della vittima alla famiglia di quest'ultima, cambiandone l'aspetto in qualche modo.
24. Metterà in mostra, per sè e per gli altri, un "trofeo" preso alla vittima, mimetizzandolo in qualche modo.
(fonte: I serial killer, De Luca - Mastronardi)