E' risaputo che i crimini più inaspettati accadano spesso nelle zone dove il tenore di vita è elevato. E' spesso frutto della monotonia della vita, della noia esistenziale, della solitudine, che una società avanzata crea anche tra persone che vivono giorno dopo giorno, per anni, nello stesso condominio senza mai conoscersi. E' tra queste mura che sempre più spesso scoppia la follia omicida. A volte però la realtà è molto più inquietante, spaventosa e macabra della fantasia. E' difficile immaginare che in un luogo come il ricco e tranquillo entroterra lombardo, non uno, ma ben 7 persone, uccidano nel corso di diversi anni, i propri amici in preda ad un delirio che mischia in modo letale l'alcool, le droghe, e l'adorazione per il demonio. Ed è quello che è successo a Somma Lombardo, una cittadina di circa 10.000 anime, in provincia di Varese, fino a quel momento famoso solo per il castello Visconteo, ma in realtà sconosciuto a tutti. Almeno fino a quel terribile giorno del 2004 quando viene alla luce uno dei fatti più sanguinosi ed orrendi della cronaca italiana di sempre.
Tutto comincia, o meglio finalmente finisce, il 24 gennaio del 2004 quando il custode della stamperia STS chiama il 112 perchè in strada, di fronte alla stessa stamperia, c'è un giovane fuori di sè. Urla, si dimena come in preda al delirio, danneggia le auto intorno prendendole a calci. Quel ragazzo si chiama Andrea Volpe e quando la pattuglia dei carabinieri arriva qualche minuto dopo, capisce subito che non sono di fronte al solito ubriaco. Il ragazzo veste in modo trasandato, ha i capelli lunghi, una scarpa senza le stringhe, non porta il giubbino, nonostante sia una mattina gelida, e ha gli occhi fuori dalle orbite a causa dell'abuso di droga e alcool. Inoltre indossa dei jeans sporchi di terriccio e fango, con delle macchioline a goccia sulla patta. I carabinieri lo fermano, gli chiedono il nome e lo interrogano sui motivi di tanta rabbia. Andrea Volpe comincia a farfugliare che era con la sua ragazza vicino al ponte del canale Villoresi quando, così sostiene, un gruppo di dieci, o forse venti ragazzi esce dal bosco per assalirli. Intanto arrivano sul posto anche i genitori del ragazzo, avvisati dalla centrale operativa dei carabinieri che, spaventati, chiedono al figlio cosa sia successo. Andrea ricomincia a raccontare, ma la versione è già diversa da pochi minuti prima. I militari cominciano a preoccuparsi, c'è una ragazza in pericolo forse, e chiedono al giovane dove sia. Il ragazzo dice che è rimasta lì, da sola, nei boschi e così si fanno accompagnare sul luogo esatto. Una volta arrivati sul posto trovano una macchina incastrata nel muretto del ponte, è una Fiat Uno color argento, senza nessuno al volante, e poco più avanti c'è una Honda Accord con al posto di guida, china sul volante, Elisabetta Ballarin. Si teme il peggio, ma la ragazza è viva, non ha subìto violenze, ma riesce a stento a rispondere prima di riaccasciarsi per l'effetto evidente di droga e psicofarmaci. Da un veloce controllo si risale alla proprietaria della Fiat Uno. Appartiene ad Annamaria Pe, madre di Mariangela Pezzotta, che al nome di Andrea Volpe si allarma immediatamente. E fa bene perchè di Mariangela, sebbene fosse uscita con quella macchina, non c'è traccia. I due ragazzi vengono portati in ospedale per le prime cure, e quando Elisabetta sembra star meglio, viene fatta entrare in stanza la madre di Andrea , alla quale Elisabetta confida che hanno ucciso Mariangela Pezzotta, e che hanno abbandonato il cadavere nel bosco. I carabinieri decidono di cominciare dalla casa in montagna dei Ballarin, il località Golasecca e non passa molto tempo prima che capiscano di essere nel posto giusto. Quando entrano nella serra della casa trovano un sacco di plastica completamente insanguinato, mentre a terra c'è un giubbotto intriso anch'esso di sangue. Guardandosi intorno scoprono il cadavere di Mariangela. I suoi piedi spuntano dalla terra smossa della serra. Lo spettacolo è raccapricciante. Mariangela è stata raggiunta da un proiettile sparato da distanza ravvicinata in pieno viso che, come dirà uno degli investigatori "le ha cancellato il volto", ed è stata finita da diversi colpi sulla testa che le hanno fracassato il cranio. Mentre cominciano i primi rilievi sulla scena del crimine, il sopralluogo continua all'interno della casa, dove vengono ritrovati nella stanza da letto, un enorme cero che dopo più di 12 ore bruciava ancora, il letto disfatto ed una strana statuetta che i ragazzi chiamano "il militante".
Inizialmente questi indizi non vengono associati a strani culti esoterici, sebbene vengono presi in gran considerazione, e le indagini si concentrano sulla ricostruzione dei fatti di quella sera. I racconti dei protagonisti si susseguono, vengono cambiati ogni volta, fino ad un'ultima versione che sembra quella vera. La sera del 23 gennaio 2004, una sera di luna nuova, Mariangela Pezzotta viene chiamata da Andrea Volpe, il suo ex fidanzato. Le dice di raggiungerlo subito a casa Ballarin, a Golasecca, per rendergli una videocassetta. Mariangela esce immediatamente e quando arriva a casa della nuova ragazza di Andrea, nota subito dai loro occhi che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti, non sono lucidi e, soprattutto non l'hanno chiamata solo per la videocassetta. Andrea, infatti, poco dopo con la testa da un segnale ad Elisabetta, che immediatamente va nell'altra stanza e torna imbracciando un fucile. Si mette davanti alla porta di ingresso per sbarrare la strada a Mariangela e la tiene sotto tiro. Andrea invece tira fuori una pistola a tamburo, una Smith & Wesson, calibro 38, anche questa regolarmente denunciata dal padre di Elisabetta. Mariangela cerca di far ragionare Andrea, ma presto i due si trovano a discutere. Parte il colpo, dritto in faccia, da pochi centimetri. Tuttavia Mariangela non è ancora morta, e questo manda nel panico i due assassini che cominciano a perdere lucidità, non sanno cosa fare. Andrea decide quindi di chiamare Nicola Sapone, un suo amico, che arriva e prendendosela con entrambi ("non sapete nemmeno uccidere una ragazza"), trascina con l'aiuto di Elisabetta il corpo in fin di vita di Mariangela nella serra, dove la finisce con diversi colpi di vanga e la sotterrano. Ma chi è Nicola Sapone? E' questo che ora devono capire gli inquirenti, ed a svelarglielo pochi giorni dopo è Michele Tollis, padre di Fabio Tollis, un ragazzo di soli 16 anni scomparso misteriosamente sei anni prima insieme ad una sua amica Chiara Marino, di 19 anni. Michele Tollis si presenta spontaneamente dai carabinieri dopo aver letto sui giornali del delitto e, soprattutto, dopo aver letto i nomi di Andrea Volpe e Nicola Sapone. Ha con sè una voluminosa cartellina, che raccoglie i frutti e gli indizi di tutti i suoi sei anni di continue ricerche del figlio. E lì dentro i nomi ci sono tutti. Oltre ai due già messi sotto torchio dagli inquirenti, ci sono altri nomi. Paolo Leoni, Eros Monterosso, Mario Maccione, Marco Zampollo e Pietro Guerrieri. Il signor Tollis aveva già diverse volte fatto denuncia sulla base di quello che aveva scoperto, ma nessuno aveva mai indagato approfonditamente. E quello che aveva scoperto era molto inquietante. Il gruppo di "amici" si vedeva spesso al Midnight, un pub milanese situato in Porta Romana, frequentato da amanti del genere musicale heavy & death metal, una musica martellante, con dei testi esaltati, di stampo satanico. La mente degli inquirenti torna immediatamente a quel cero e, soprattutto, alla statuetta che sembrava essere molto importante per i ragazzi. La stessa Elisabetta, ancora nel letto dell'ospedale aveva detto alla madre: "Vai alla casa e recupera il militante".
La faccenda diventa ancora più inquietante. Vengono rintracciati tutti i ragazzi menzionati nelle carte di Michele Tollis e ripreso in mano il fascicolo sulla scomparsa di Fabio Tollis. Tutti vengono interrogati, uno per uno e lo scenario che ne emerge conferma anche i più orrendi presagi. Le "bestie di Satana" che Michele Tollis aveva nominato, esistevano davvero e la setta satanica era attivamente operante in quella zona. Dalle indagini emergono sia la struttura dell'organizzazione che i ruoli che i singoli ne avevano all'interno. La struttura a quanto pare era composta da tre livelli. Vi era il nucleo, che era composto proprio da questi ragazzi, con pochi soldi in tasca ma disposti ad uccidere, la protezione che era un gruppo di poche persone che proteggeva il nucleo ed era a conoscenza degli atti criminosi che avvenivano nei dintorni di somma Lombardo e poi c'erano i fiancheggiatori, un gruppo di persone che "ispiravano" i delitti e che pare fossero della zona del torinese. I ragazzi implicati nei fatti di sangue erano invece sette, di cui cinque ritenuti di maggior spicco:
- Andrea Volpe, un ragazzo con problemi di droga, capelli lunghi ed un'auto che aveva riempito con adesivi raffiguranti simboli satanici. E' il primo a svelare l'esistenza della setta e di un gruppo superiore, che lui definisce "Setta degli X";
- Nicola Sapone è invece un idraulico di Busto Arsizio, appassionato di musica heavy metal ed era il leader formale della setta. Probabilmente è lui che può avere contatti con l'anello superiore ma in realtà se ne sa ben poco perchè da quando è stato arrestato, si è rifiutato sempre di collaborare. Poco si sa anche della sua infanzia ed adolescenza.
- Pietro Guerrieri, ragioniere con problemi psichici e di assuefazione alla cocaina. Nel 1999 gli viene diagnosticata una "psicosi acuta esogena e disturbo della personalità".
- Mario Maccione, all'epoca della scomparsa di Fabio Tollis e Chiara Marino era ancora minorenne ma già molto considerato nel gruppo grazie alle sue numerose trance in cui cadeva e sosteneva di parlare con gli spiriti del male. "dono" che sostiene di avere dall'età di 11 anni.
- Paolo Leoni, detto "Ozzy" (dal cantante Ozzy Osbourne), dichiara di conoscere gli altri ma nega qualsiasi coinvolgimento nei fatti di sangue. Si ipotizza che la nascita delle "Bestie di Satana" parta invece proprio da lui in quanto suo padre era stato membro attiva di una setta satanica negli anni '80 e '90.
Una volta ricostruito lo scenario della setta si comincia a scavare nel passato alla ricerca di altri riscontri, per scoprire subito che la scomparsa dei due ragazzi, in realtà è un duplice omicidio. I membri cominciano ad accusarsi tra loro e pian piano viene ricostruita la dinamica dei fatti di quel 17 gennaio 1998 quando Michele Tollis riceve la telefonata del figlio Fabio che lo avvisa che quella notte non sarebbe tornato a casa. Il padre però nota uno strano tono di voce nel figlio, cerca di trattenerlo al telefono ma Fabio chiude la comunicazione. Michele Tollis si precipita con la macchina davanti al pub Midnight, dove diverse volte l'aveva accompagnato ed era andato a riprenderlo, ma del figlio e dei suoi amici non c'è più traccia. Dopo la telefonata è salito in macchina con Andrea Volpe e Nicola Sapone, seguito da un'altra macchina, con a bordo Chiara Marino e Mario Maccione. Le due auto sfilano da Porta Romana per viale Montenero, dirigendosi poi verso nord a prendere l'autostrada che li porterà verso Somma Lombardo e i suoi boschi dal buio impenetrabile. Quando la macchina si ferma il sacrificio comincia e le vittime sono Fabio Tollis, 16 anni, colpevole di aver desiderato, secondo i carnefici, di voler scalare i vertici della setta, e Chiara Marino, 19 anni, la sua fidanzata, perchè secondo Nicola Sapone "era la Madonna". Le due vittime predestinate comprendono subito cosa sta per succedere quando davanti a loro vedono la fossa già pronta. Era stata scavata alcuni giorni prima, di notte, da Pietro Guerrieri ed un altro ragazzo, Andrea Bontade, altro membro della setta, che però fu impossibile sentire poichè morto apparentemente suicida tempo prima. All'interno del bosco doveva esserci proprio lui quella sera ad attendere le auto con i componenti della setta, ma quella sera Andrea Bontade non si presenta. Il piano prosegue lo stesso e davanti a quella fossa i due ragazzi vengono aggrediti. A Chiara vuole dedicarsi personalmente Nicola Sapone, che la uccide con diverse pugnalate. Fabio, un ragazzone di un metro e novanta viene bloccato alle spalle e colpito anch'egli con diverse pugnalate. Ma i due poveri ragazzi non sono ancora morti e così Nicola Sapone, per non sentire i loro rantolii prende dei ricci di castagno e li infila in bocca ai due ragazzi, poi intinge una sigaretta nel sangue e se la fuma. I corpi ancora vivi vengono buttati nella fossa e ricoperti di terra e senza mostrare alcuna pietà umana, ancora Nicola Sapone, comincia a saltare sopra la fossa, appena ricoperta, urlando "Adesso siete zombie, soltanto degli zombie. Venite fuori se siete capaci".
I carabinieri, per verificare la veridicità dei fatti, si fanno descrivere il posto dove è avvenuto l'agguato e vi si recano alla ricerca di riscontri. Dopo alcune perlustrazioni finalmente trovano il pezzo di terreno leggermente più scuro, dalle dimensioni descritte da Andrea Volpe. Si comincia a scavare subito e ben presto i corpi dei due ragazzi, che i genitori cercavano disperatamente da sei lunghi anni riaffiorano, rannicchiati, uno sull'altro. Il riconoscimento avviene grazie agli effetti personali ritrovati vicino ai cadaveri come il codice fiscale, la tessere della biblioteca civica di Cologno Monzese, l'abbonamento ai mezzi pubblici ed altri effetti riconosciuti dai familiari. Il numero delle vittime è salito a tre, ma a questo punto gli inquirenti decidono di rivedere alcuni decessi misteriosi avvenuti tutti nella zona di Somma Lombardo negli anni precedenti, per stabilire se altre morti potessero essere legate alla setta. Il caso più sospetto è quello della morte di Andrea Bontade. Il ragazzo era morto la notte del 21 settembre del 1999 in seguito ad un terribile schianto con la sua auto, avvenuto tra Somma Lombardo e Gallarate. Ad una rotatoria il veicolo era finito alla velocità di 180 km orari contro un muro. Quello che inizialmente viene ritenuto un incidente dovuto alla velocità e all'effetto di alcol o droga, viene poi considerato un suicidio, data la mancanza di alcun segno di frenata o di sterzata. E il caso viene chiuso. Ma Andrea Bontade da due anni frequentava le Bestie di Satana, ed il suo nuovo era venuto fuori nei racconti degli imputati. Era lui che insieme a Volpe, Sapone e Guerrieri aveva scavato la fossa che poi sarebbe servita per seppellire Fabio e Chiara. E sempre lui doveva essere presente la sera del massacro. Ma Andrea quella sera non si presenta all'appuntamento e questa mancanza decretò la sua condanna a morte.
Pare che il più accanito nel desiderare la morte di Bontade fosse Marco Zampollo, che ne aveva fissato anche la data, la notte della festa della luna, nel luglio del '99 (data poi "saltata").
Poi, la sera del 21 settembre, Sapone salì in macchina con Bontade, gli mise in mano diecimila lire e gli disse chiaro e tondo: «O lo fai tu, o lo facciamo noi». Più tardi, nella notte, lo schianto fatale. E sospetto viene anche reputato l'apparente suicidio di Andrea Ballarin (che non ha alcun grado di parentela con l'imputata Elisabetta), trovato impiccato davanti alla sua scuola il 6 maggio del 1999. E' Volpe a svelare i retroscena di quest'altro caso apparentemente chiuso. Nei primi mesi di quell'anno Andrea Ballarin aveva avuto un litigio con Nicola Sapone in un bar di Somma Lombardo.
Sapone decise di lavare l'onta nel sangue, e Leoni, ancora "deluso" per non aver potuto partecipare all'assassinio di Chiara e Fabio, non volle perdersi l'occasione. Essendo Ballarin malato di depressione, fingere un suicidio sarebbe stato un gioco da ragazzi. «Lo aspettammo nel cortile della nostra ex scuola all'una di notte . Sapone lo minacciò con un machete, gli mise in faccia uno straccio imbevuto di etere per addormentarlo, poi lo portammo davanti alla scuola e lo impiccammo".
Gli omicidi sono diventati 5, ma c'è chi sostiene che non siano tutti. Ci sono altri casi su cui non è mai stata fatta chiarezza, come quello della scomparsa di Christian Frigerio,
operaio in un'impresa edile, scomparso il 14 novembre 1996, prima di tutti gli altri.
Dopo aver vissuto il difficile dramma della morte del padre sembrava tornato a condurre una vita tranquilla.
Il 14 novembre, mentre si trovava fuori per lavoro, ha fatto una strana telefonata al fratello, dicendogli di non muoversi da casa. Alle 18, dopo essere rientrato a casa, è uscito di nuovo in bicicletta nonostante la pioggia. Da allora di lui non si è saputo più nulla. Nemmeno la sua bicicletta è mai stata ritrovata. Ma la madre
ricorda di avergli sentito nominare le Bestie di Satana, di avergli visto al collo un simbolo satanista e sul corpo quelle che sembravano bruciature e segni di morsi come quelli notati dai genitori Fabio e Chiara. E allo stesso modo restano ancora avvolte nel mistero altre morti di giovani, avvenuti sempre nella zona, e quasi sempre catalogati come apparente suicidio.
Dopo mesi di indagini, confessioni, ritrattazioni, e ricostruzioni parte il processo ai "ragazzi di Satana", durante il quale si susseguono circa 150 testimoni. Il 22 febbraio del 2005
c'è stata la sentenza del primo processo. Mario Maccione, minorenne all'epoca dei fatti, è stato assolto dall'accusa di associazione per delinquere. Per l'uccisione di Fabio Tollis e Chiara Marino sarà giudicato ad Aprile dal tribunale minorile. Pietro Guerrieri, riconosciuto colpevole di concorso in duplice omicidio, è stato condannato a 16 anni. Andrea Volpe, pentito e collaboratore di giustizia, è stato condannato a 30 anni per l'omicidio dei Fabio Tollis e Chiara Marino. Volpe è anche accusato dell'omicidio di Mariangela Pezzotta, sua ex fidanzata, e di aver istigato al suicidio Andrea Bontade. Durante il processo in corte d'Assise le pene cambiano e diventano definitive.
La pena più pesante è quella inflitta a Nicola Sapone riconosciuto colpevole del duplice omicidio dei due fidanzatini milanesi, Chiara Marino e Fabio Tollis e di Mariangela Pezzotta. Per lui i giudici hanno deciso due ergastoli e l'isolamento diurno per tre anni. Paolo Leoni, Marco Zampollo, sono stati condannati per il duplice omicidio a 26 anni, mentre Eros Monterosso a 24 anni. Elisabetta Ballarin, l'ex fidanzata di Andrea Volpe, autore materiale dell'omicidio di Mariangela Pezzotta, è stata condannata a complessivi 26 anni e 3 mesi. Tutti sono stati condannati a pagare le spese processuali, di custodia cautelare e a pesanti provvisionali per il risarcimento dei danni materiali e morali ai parenti delle vittime.
ALCUNE VITTIME (passa il mouse sulle foto per leggere i nomi)
I COMPONENTI DELLE BESTIE DI SATANA
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